martedì 15 settembre 2015

Bonaccia d' agosto (racconto brevissimo)



Quel 18 agosto il clima era ideale; stranamente non troppo caldo, né troppo umido, soprattutto per un'estate siciliana. Luca aveva fissato lo sguardo sulla sabbia residua, sedimentatasi ai lati dei propri piedi, che giacevano sui pedali di quel pedalò che ormai conduceva quasi per inerzia. Guardò alla sua sinistra, notando il posto vacante. Alzò lo sguardo e si accorse che Monica lo stava fissando, un po' come lui stava fissando la sabbia sui suoi piedi poco prima. Normalmente, lei gli avrebbe sorriso e lui si sarebbe sciolto alla vista dei suoi occhi scuri e carnosi come amarene, celebrati da quelle rughe che si irradiavano fino alle tempie. Ma anche lo sguardo di Monica finì per cadere sui piedi insabbiati di Luca.

- Beh? Mi fai fare tutto da solo? Su, pedalare, ciccia!

Si pentì subito di aver usato quell'epiteto, considerato il trascorso da bulimica di Monica. Luca cercò invano di rimuovere quel rimorso chiedendole se avrebbero dovuto pagare la corsa del pedalò alla fine o se lei avesse già saldato in anticipo. Monica si rese conto della goffaggine della tattica di Luca e si rifiutò, con garbata negligenza, di replicare. Lui accolse quel rifiuto con altrettanta acquiescenza e continuò a pedalare da solo.

La presenza di Monica, nondimeno, lo calmava. I silenzi di lei lo rincuoravano sempre. Eppure Luca ruppe il silenzio e cominciò a fischiare il ritornello di “Ostatnia Niedziela”. La prima volta che udì quella melodia fu al festival del Jazz di Cracovia, nel 2012.

- Ti è venuta in mente questa melodia proprio adesso. Mi chiedo come mai. - chiese Monica.
- Me lo chiedo anch'io.
- Lo so io il perché.
- Illuminami.
-Tutto si potrebbe riassumere con la seguente affermazione: i nostalgici non sono che dei perfezionisti-masochisti.
- Non credo di seguirti.

Monica guardò Luca come per smentire quello che lui aveva appena detto, quasi per redarguirlo, giacché entrambi sapevano che Luca avesse già capito l'essenza di quello che lei stava per spiegare. Luca avvertì quel silenzioso rimprovero, malgrado lui intendesse solo provocarla.


-Beh, tu fischiettavi quella canzone così nostalgica solo perché ti piace la melodia?
-No. Voglio dire, amo quella melodia! Ti ricordi che quando l'ho ascoltata per la prima volta sono    impazzito e chiedevo a gente a caso nel pub quale fosse il titolo di quella canzone? È chiaro che mi  piaccia la melodia. In realtà, però, ho un buon ricordo di quel viaggio in Polonia e in particolare di  quella notte nel bar della Piazza del Mercato. Fu una notte unica, quella.
- Esatto. “Fu”. “Unica”.
- Eh sì, fu. Di fatto, è accaduto nel passato.
-...Remoto. Che in latino si tradurrebbe con il tempo perfetto. Perfectus come participio passato di     perficere, finire, completare. Pertanto, tutto ciò che è finito è perfetto.
-È strano, è come se lo avessi sempre saputo. Eppure, adesso che me lo hai detto tu, è come se me ne   rendessi conto per la prima volta.
- Mi segui adesso?
- Sì, ti seguo. E ti seguirei ovunque.
- Adesso non fare il sentimentale, però!
- Ha parlato, l'algida filologa dei miei...
- … Dei tuoi?

Monica regalò a Luca uno dei suoi sorrisi pregni di tenerezza. E, d'un tratto, lui realizzò...

- Eppure...

Lo strascico del sorriso di Monica fece da perno alle sue sopracciglia, che ben presto si sollevarono in un'espressione inquisitoria, ma non priva di quella tenerezza.

-Nella lingua inglese esiste anche un'altra forma di perfetto. Forse io mi identifico nel present perfect. Si può utilizzare per esprimere un'azione avvenuta nel passato, anche una sola volta; ma può anche esprimere un'azione che si è ripetuta altre venti volte. Eppure sempre perfect rimane. Inoltre, è affascinante come questo tempo non si possa utilizzare limitatamente ad un periodo specifico. Per esempio, sarebbe errato dire: “Three years ago I have been in Krakow”, perché in quel caso si dovrebbe utilizzare il past tense. Mi segui? Ma posso dire “I have been in Krakow three times” e tutte e tre le volte sarebbero perfect. Posso dire: “we have been together for three years” ed indicare la continuità dell'azione. Per me, in questo risiede la perfezione. Il present perfect è un tempo che non fa riferimento ad un tempo specifico. Dilata o forse annulla il tempo. In realtà, è così che percepisco la mia vita da quando ti ho incontrata. È un presente perfetto... senza tempo.

Monica si avvicinò al sedile di Luca, che non aveva smesso di pedalare. Gli accarezzò i capelli e, con particolare delicatezza, sfiorò le ciocche leggermente brizzolate vicino le tempie. Si sedette poi sul bordo del pedalò e immerse i piedi, che sembravano molto più chiari, visti dal fondale, in confronto alle sue gambe rese dorate da appena qualche giorno al mare. La salsedine aveva restituito un ondulato ai suoi capelli corvini, che risentivano ancora delle lisciature e stirature tipiche del suo look invernale. Se sua madre fosse stata lì, le avrebbe raccomandato di bagnarsi la testa. Le sembrava ancora di ascoltare quella voce stridula martellarle il cervello. Ma Monica non voleva rinunciare a quelle onde, giacché sapeva quanto piacessero a Luca. Si voltò ancora verso di lui, poi si sciacquò il viso, si distese sullo scivolo del pedalò e chiuse gli occhi. Il sole fece presto ad asciugarle il volto, che ora era segnato dalle striature di salsedine. Era il momento giusto per abbandonarsi ai ricordi.





G.M.

martedì 24 marzo 2015

"La lentezza - Milan Kundera"

"Vincent guarda Julie, e tutt’a un tratto si sente stregato: quella luce bianca conferisce alla giovane donna la bellezza di una fata, una bellezza che lo sorprende, una bellezza nuova di cui finora non si era accorto - bellezza fine, fragile, casta, inaccessibile. E di colpo, senza neppure rendersi conto di come sia accaduto, si immagina il suo buco del culo. Improvvisamente, inopinatamente, ha questa immagine davanti agli occhi e non può più sbarazzarsene. Ah, quel liberatorio buco del culo! Grazie ad esso l’elegantone col panciotto (finalmente, finalmente!) si è dileguato una volta per tutte. Quel che non sono riusciti a fare tre whisky, l’ha saputo fare in un solo secondo un buco di culo! Vincent abbraccia Julie, la bacia, le palpa il seno, contempla la sua delicata bellezza di fata e contemporaneamente non smette un attimo di immaginare il suo buco del culo. Ha una voglia tremenda di dirle: «Ti tocco il seno, ma penso solamente al tuo buco del culo». Ma non può, la parola non gli esce dalla bocca. Più pensa al buco del culo di Julie e più lei è bianca, trasparente e angelica, di modo che gli risulta impossibile pronunciare quella frase ad alta voce".

lunedì 12 gennaio 2015

Craving Greg

You cut the crêpe,
I cut the crap. 

Moi, je préfère les crevettes. 
Pourquoi tu ne crèves pas?

martedì 14 ottobre 2014

Nóstos Àlgos, Algo nuestro para siempre.

Tonight I feel old enough to
Neglect, whether 
Nostalgia is just a grotesque Time 
Trap or perhaps that 
Blessing you have secretly been 
Waiting for. 
Forever.


Mi manchi, adorato ColaJanni Ferruccio e ti amerò per sempre, in un'altra vita, nella mia mente. 

https://www.youtube.com/watch?v=QB0ordd2nOI

lunedì 6 gennaio 2014